Nel tango, come nella vita, il nostro specchio è l’altro, il partner di ballo, con cui condividiamo uno spazio talmente intimo da costringerci a guardare a noi stessi autenticamente. Nel tango ci riveliamo dunque. Diamo spazio non solo alle nostre emozioni, ma al conflitto profondo tra come ci percepiamo e come siamo realmente. A questo si aggiunge il fattore discriminante di come ci percepisce chi balla con noi. In altre parole, attraverso il tango possiamo costruire un’immagine veritiera di noi stessi, del nostro copro, dello spazio e del tempo proprio grazie alla relazione obbligata con l’altro
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Ci proteggiamo quando ci garantiamo almeno il necessario alla sussistenza da un punto di vista materiale e anche affettivo-relazionale. Il bambino che è in noi sente uguale bisogno di cibo e amore. La vita non è di fatto possibile, se manca totalmente una di queste due componenti sostanziali…
In realtà cominciamo istintivamente a proteggerci dal momento in cui perdiamo l’innocenza e iniziamo a vivere nel mondo, allargando la nostra esperienza dalla dimensione dell’io alla sfera degli altri. Le strategie che creiamo inconsapevolmente sono infatti un meccanismo di sopravvivenza e di preservazione. In quel momento avviene un passaggio fondamentale. Il bambino interiore fa un passo indietro, lasciando emergere il genitore che piano piano si sta formando in noi.
Lilith è la madre degli uomini, la vedova inconsolabile che si è sentita deprivata del suo rango. È la possibilità di trovare la forza in sé partendo da una ribellione, da uno strappo, che rompe l’ambiente protetto, ci fa uscire dal nido e ci butta in pasto al mondo perdendo un’innocenza, di cui lei ancora oggi prova nostalgia.
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