Quando il turista è responsabile

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Partire, staccare la spina per un fine settimana toccata e fuga, rimbalzare da un capo all’altro del pianeta, sulla carta, è oggi alla portata di chiunque non si accontenti di un documentario in televisione (e abbia una parte del proprio guadagno da destinare ad un viaggio, questione di priorità). Voli intercontinentali, per non dire dei low-cost, sistemi di prenotazione e consigli di viaggio online, hanno accorciato i tempi e le distanze. Ma se si fa presto a dire «parto» alla scelta della destinazione, o meglio ancora allo spirito che accompagna il viaggio, un po’ di attenzione andrebbe dedicata.

Un’idea alla quale ispirarsi è quella dei Responsible Tourism Awards, vale a dire i premi per il turismo responsabile, progetto avviato nel 2004 con media partner quali Metro e il Geographical Magazine (il magazine della Royal Geographical Society) fino al World Travel Market, fiera mondiale del turismo di Londra sede della consegna annuale dei premi di fronte ad una platea internazionale.

Dal 2004 all’ultima edizione sono diecimila le nomination arrivate agli organizzatori del premio, andato nel tempo a più di duecento organizzazioni provenienti da cinquantuno paesi di tutto il mondo. Si parte dall’esperienza diretta dei viaggiatori e dell’industria mondiale del turismo, veri protagonisti della prima fase di votazione: non c’è preselezione, anche una sola nomination basta per entrare in lizza. Segue poi la scelta da parte dell’International Centre for Responsible Tourism.

«I premi – si legge sul sito di presentazione del progetto – partono dal semplice principio che tutti i tipi di turismo, da quello di nicchia a quello di massa, possono e dovrebbero essere organizzati in modo da preservare, rispettare, apportare beneficio alle destinazioni scelte e alle persone che lì vivono».

Le categorie dei premi sono quattordici e includono riconoscimenti, tra gli altri, per le migliori soluzioni per il trasporto responsabile, per la riduzione dell’inquinamento, innovazione, conservazione della natura del posto, confronto con le persone e la loro cultura, rispetto dell’ambiente marino e montano. Ogni tema ha la sua importanza e particolarità e come tale viene valutato, che sia il viaggio in un’isola sconosciuta e sperduta o la permanenza in un resort lussuoso dal cuore verde. Riconoscimenti speciali vanno anche ad azioni volte alla riduzione della povertà e ad associazioni di volontariato.

Come scrive la vincitrice per la categoria del miglior reportage del 2012 dedicato al turismo responsabile, raccontando la sua esperienza fra le donne Himba in Namibia, vivere così la propria vacanza vuol dire «dare un’occhiata alla vita, seppur per un breve momento, da un altro punto di vista». E tornare a casa spendo di aver imparato qualcosa di nuovo. Bello, no?

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