La Media-Comunic-Azione® è il metodo che ho creato tanti anni fa, per sintetizzare i principi e gli strumenti utili al fine della crescita personale. Un sistema organizzato a disposizione di chiunque avesse desiderio di mettersi in discussione per conquistare una condizione di benessere, sviluppando il proprio potenziale.
Nasce dall’esperienza sulla mia pelle, dalle intuizioni avute durante il cammino, dall’osservazione degli approcci che ho avuto il piacere di sperimentare e dai miei studi.
Come ogni persona che vuole affrontare i suoi disagi e migliorare, ho rintracciato nella “mappatura del territorio interiore” la prima necessità. Ho percepito quindi il bisogno di accogliere quella moltitudine di personaggi che vivono dentro di me, alcuni più noti, altri relegati in quello scantinato buio che molti chiamano inconscio e che contiene la cassa del tesoro. La costatazione è stata elementare ma funzionalissima. Gli abitanti al mio interno, così differenti per caratteristiche e polari tra loro, sono femminili e maschili, quindi in conflitto anche per questo. Perché la loro qualità di energia genera una diversità di bisogni e di valori che li protende in direzioni contrapposte. Maschile è logica, azione, esplorazione del mondo esterno, misura e controllo. Femminile è emozionalità, essere, viaggiare all’interno, intuizione, creatività, stare. Il maschile protegge, il femminile nutre, accudisce. Da sempre l’essere umano vive la sfida di accogliere in sé questi aspetti contrapposti per cercare un’armonia. Da sempre ascolta storie e favole in cui un eroe compie un viaggio avventuroso nel mondo, per poi tornare a casa, dove la sua principessa lo attende.
Media è la parola che riassume il senso di questo lavoro di integrazione tra maschile e femminile. Sta per mediazione del conflitto interiore, per saper poi anche gestire la relazione col prossimo. E significa anche pluralità di mezzi. Quegli strumenti che si possono imparare per facilitare il processo…
Comunicazione è la seconda parola indispensabile per me in un percorso. Sale da un livello intrapsichico ad un piano interpersonale. È il ponte di connessione tra noi e l’altro. Ci spinge ad andare verso, ma ci offre anche la possibilità di accogliere chi vuole avvicinarsi. Comunicare in modo sano non è forma, ma sostanza. Non è un esercizio di stile, ma il risultato di un lavoro profondo di autoconoscenza. Siamo comprensivi con l’altro quando abbiamo imparato ad accogliere la nostra vulnerabilità e quindi onoriamo la sua. Siamo buoni comunicatori quando, prima di saper parlare bene, sappiamo davvero ascoltare.
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Azione è la terza indispensabile fase del nostro lavoro, la cui definizione nasce dall’incontro con tante persone che si lamentavano di una mancanza di risultati concreti dopo anni di introspezione, in cui avevano compreso approfonditamente il proprio disagio, e mi ricorda la necessità della congruenza tra autoconoscenza e presenza nel quotidiano. È un impegno che possiamo assumere con noi stessi. La libertà, quindi la responsabilità, di portare nella vita di ogni giorno strategie efficaci a sostegno del lavoro introspettivo che compiamo. Stiamo davvero crescendo quando la distinzione tra il mondo interiore e la dimensione pratica del nostro vivere si assottiglia. Questo richiede esercizio. Non dobbiamo accanirci con le cattive abitudini, i modi disfunzionali, giudicandoci con quella ferocia che ci rende inadeguati e quindi deboli. Possiamo invece sostituire ciò che non va con abitudini sane, potenziando la nostra autostima e sentendoci bene per ciò che conquistiamo.
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