Abbandono è una parola importante, un’energia della vita che, come tutte, ha accezioni ambivalenti, di disagio e di ricchezza. Eppure, quando la sentiamo pronunciare, si smuove in noi qualcosa di viscerale e profondo che subito richiama una emozione di dolore. Abbandono infatti è prima di tutto inteso come ferita, e delle più gravi… Chi di noi non teme l’abbandono? Chi non sente influenzate la sua esistenza, le sue relazioni, dalla paura che l’altro se ne vada? Sì, perché nell’intimità, nel rapporto, se troviamo da un lato accudimento a diverse nostre necessità, se ci sentiamo più sicuri, dall’altro c’è una vulnerabilità che sempre si esacerba. Proprio il timore di perdere chi amiamo, anzi che chi amiamo non ci voglia più e volga lo sguardo altrove.
La paura dell’abbandono è l’ombra che incombe su ogni relazione. È una sorta di sequestro che ci attanaglia, portando alla luce il peggio di noi. Ci rende insicuri, possessivi, gelosi, invidiosi, ci guasta il piacere di ciò che ci viene offerto e ci lascia indifesi di fronte ad ombre che solo noi vediamo. Oppure ci rende troppo accondiscendenti, remissivi, compiacenti, vittime e carnefici…
Spesso la paura si tramuta in una strategia di controllo e di diffidenza. Proiettando sull’altro colpe presunte e rendendolo causa delle nostre incertezze, lo trasformiamo nel nemico, mentre dovrebbe essere oggetto della nostra fiducia e del nostro amore. In effetti paura è proprio il contrario di amore, che richiederebbe rispetto dell’individualità, comprensione, emancipazione, valori condivisi, sano nutrimento, protezione. Tante qualità, forse troppe, per l’essere umano che si confronta eternamente con limiti ed imperfezione. Giochiamo allora con una metafora e diciamoci che la soddisfazione più grande di un artista non è tanto l’opera finita quanto il percorso per realizzarla. I lavori in corso sono l’aspetto più interessante del nostro vivere e l’ambizione di poter migliorare è lo stimolo più significativo. La relazione è una grande opportunità di crescita, perché ci denuda e ci costringe a fare i conti con l’intimità, con quella parte bambina che attende solo di consegnarsi nelle mani dell’altro, bisognosa e carica di aspettative, per questo spesso delusa.
Nel rapporto conosciamo spesso la nostra rabbia, implosa o manifesta. Quella esplosa sbrana l’altro, facendolo sentire colpevole e inadeguato, offendendolo o umiliandolo, perché denigrare ci aiuta insanamente ad avere la meglio… Quella non espressa ci divora lentamente e ci angoscia, deprivandoci di energia. Non la agiamo per il solito timore che l’amato se ne vada… Spesso ci mettono a credere che arrabbiarsi sia sbagliato e riprovevole, indice di poco equilibrio, ma come al solito, è questione di saper regolare i volumi.
Trovo che, non potendo aspirare alla perfezione, urlare a volte sia utile a nutrire quelle parti istintive e un po’ selvatiche che reprimiamo perchè troppo civili, che vuol dire controllati. Ogni tanto secondo me si urla non perchè non ci si ascolti. Piuttosto perchè abbiamo desiderio di esprimere emozioni e sentimenti censurati o semplicemente forti. Si urla anche per passione ed è un tono, come tanti, della vita. L’essenziale è non ferire, non denigrare, non ricattare, non recriminare. Un urlo non offende. in alcuni casi scuote chi lo ascolta e chi lo emette. Non urlare mai è come non piangere mai. E paradossalmente finchè si urla c’è un tentativo di comunicare. Peggio essere freddi.
Abbandono può essere quindi letto anche in termini di risorsa. Abbandonarsi ai propri sentimenti significa lasciarsi andare, sapersi concedere, confidare nella vita.
Non esiste di fatto la sicurezza di evitare l’abbandono da parte dell’altro, ma esiste la possibilità di vivere i sentimenti in maniera gratificante e nutriente, naturale e autentica, permettendo ai rapporti di progredire, dandoci fiducia e soddisfazione. Evitare il dolore implica non consentirsi mai di elaborarlo e quindi trasformarlo. Nulla permane eternamente in uno stato. Così le relazioni. Occorre saperne assecondare l’evoluzione, favorendo la crescita o comprendendone il cambiamento. Accettare è la parola chiave. Pensare di non avere niente da perdere ma solo da guadagnare la strategia
Comments (4)
starchild
Maggio 17, 2013 at 14:47Molto, molto bello Zuleika, grazie! 🙂
“La relazione è una grande opportunità di crescita, perché ci denuda e ci costringe a fare i conti con l’intimità, con quella parte bambina che attende solo di consegnarsi nelle mani dell’altro, bisognosa e carica di aspettative, per questo spesso delusa.”…quant’è vero!
Zuleika Fusco
Maggio 17, 2013 at 15:05grazie Starchild! è importantissimo riflettere su questi temi in effetti 🙂 ci aiuta a comprendere che molto spesso è proprio la nostra paura a deteriorare il rapporto e a far sì che inconsciamente creiamo una profezia autoavverante. in altri termini per paradosso facciamo di tutto per essere abbandonati, proprio perchè lo temiamo! un abbraccione
SONIA
Giugno 3, 2013 at 9:44Cara Zuleika, chissà come mai (??????) ma questo articolo mi ha colpito molto…..Propositi e strategie che sin dai tempi in cui abbiamo lavorato insieme, custodisco dentro di me e mi fanno sentire più forte tenendoli sempre a mente nelle vicende quotidiane. Ancora grazie Un abbraccio ciaooo
Zuleika Fusco
Giugno 3, 2013 at 13:05un grandissimo abbraccio, sonia cara! grazie per le tue parole e tanta buona energia per la tua vita 🙂