Liberarsi dalla colpa

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I sensi di colpa animano le nostre giornate senza produrre nulla di buono né di utile. Sono nati quando da bambini qualcuno ci ha insegnato che non dovevamo trasgredire le regole diffuse, altrimenti avremmo rischiato giudizio e abbandono. Non è stato necessario ascoltare in maniera esplicita queste parole. Ci è bastato guardarci attorno per scoprire che per la morale comune tutti siamo nati indegni e peccatori. In realtà il senso di colpa è la trappola più efficace per deprivare di libertà un essere umano che si affaccia alla vita, poiché nessuno di noi guarda con piacere l’idea di essere messo al bando. E l’astuzia più sconcertante è che si tramanda autonomamente, perché  è talmente inculcato che ogni genitore lo innesca nel figlio pur conoscendone gli effetti deprecabili, in quanto dà la illusoria convinzione di costituire un confine per la moralità, ossia chi si sentirebbe in colpa non trasgredirebbe. Nella pratica succede il contrario, perché la colpa è un’oppressione che deve in qualche forma essere esorcizzata proprio attraverso l’azione. È una forma di esplorazione dei limiti personali. È la trasgressione che ci porta a conoscere noi stessi e il mondo attraverso la differenza e non la similitudine. Ma chi definisce cosa è colpa? La legge? Gli uomini? Dio? La morale? Come è possibile vivere senza sbagliare?

Accettare di essere imperfetti è il primo passo che ci rende più liberi rispetto all’idea di imparare dalle nostre esperienze per trarne anche insegnamenti morali e per costruire una mappa interiore basata sul buon senso. I valori, che dovrebbero essere nostra guida nelle vicende di ogni giorno, sono solo in parte un retaggio educazionale. Si assimilano mentalmente, è vero, ma diventano nostri solo quando ne abbiamo sperimentato la validità nel mondo. Solo quando la nostra esperienza ci induce a sentirli un tessuto ancora più compatto e profondo della pelle, quindi solo crescendo. Un bambino infatti sceglie per istinto, non per etica.

Scegliamo allora di non rendere la nostra esistenza soltanto un riscatto all’inadeguatezza. Scegliamo di vivere con autenticità, mossi dal buon senso e da quella mappa interiore che piano piano allarga i suoi confini, consentendoci di muoverci più spontaneamente e più sicuri. Che la morale comune lasci il posto all’etica, ovvero a quelle leggi non-dette che dentro di noi hanno un potere indiscutibile, che ci fanno sentire bene ogni volta che agiamo in loro nome e che producono effetti sani anche nella vita di chi ci circonda. L’etica ha intrinseco il senso di rispetto per la vita in ogni sua forma e ci mette nella condizione di stare bene con noi stessi, con il prossimo, con la natura. Ci rende rispettosi degli spazi altrui, perché tutela prima di tutto i nostri confini personali. Ci fa dire ‘no’ e ‘si’ autenticamente, ricollocandoci sempre in una posizione di centro.

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