Anni fa un quotidiano della mia città mi commissionò il racconto di un incontro di calcio. Non andavo allo stadio da una vita, non avevo – e non ho – una grande cultura sullo sport nazionale (niente snobismo, mi emozionano di più altri sport). Più che parlare di calcio, però, l’intento era quello di narrare l’attesa e lo svolgimento di un derby molto sentito, fra squadre rappresentanti di due città “rivali”. L’attesa, lo svolgimento, il risultato finale, gli sfottò e i cori vari. Ne uscì un pezzo scritto in prima persona, mi venne così. Bocciato (giustamente). Dovetti riscriverlo in terza persona, da osservatore, anche se io stesso ne ero il protagonista, vale a dire io che entravo allo stadio, ascoltavo i cori, annotavo le reazioni del pubblico e via dicendo.
Negli anni ho pensato spesso a quell’episodio, oltre l’aspetto giornalistico, imparando a leggerlo con nuovi strumenti, compagni di viaggio di un percorso interiore. Le squadre come parti di me, in campo fra contropiedi, finte, tecnica e creatività, salvataggi in calcio d’angolo, parate memorabili, rigori decisivi, gioco di squadra o guizzo personale. Per capire che la squadra in realtà va avanti e vince solo se le sue singole parti – i giocatori – operano in equilibrio ed armonia. E provare quindi a vivere la vita così.
Ecco, questa volta più che scrivere voglio “sentire” cosa hanno da dire dalle parti del mio “condominio interiore”, facendo riferimento ad un progetto che è diventato integrante del mio quotidiano. Partito come un divertimento, passato per bei giri in occasione di festival ed eventi legati al tema della cosiddetta “mobilità nuova” e avviato adesso verso nuove rotte che fino a poco tempo fa non avrei immaginato. Grazie all’unione di due parti di me: quella femminile dell’ispirazione e quella maschile della concretizzazione.
Mi piace andare in bici da sempre, mi piace la poesia da sempre. Queste due passioni si sono unite in un progetto chiamato Borracce di poesia: versi dedicati alla bicicletta, in particolare al ciclista urbano e all’uso quindi della bici in città come mezzo reale di mobilità. Di fatto, scrivo poesie dedicate alla bici. Provo piacere nel farlo, mi vengono naturali e la ritengo una gran fortuna. Diciamo che mi sento “ispirato”. E fin qui la mia parte femminile è contenta. Ma, tornando alla metafora calcistica, una squadra con splendide teorie di gioco incapace di applicarle, di concretizzarle, dubito che si mantenga in classifica.
Ecco quindi che nel tempo ho cominciato a provare quel brivido tutto nuovo di unire all’ispirazione una progettualità. Non mi bastava più scrivere, per quanto piacevole. E’ cominciata la ricerca di eventi ai quali proporre reading, l’organizzazione in prima persona di appuntamenti dedicati, la pianificazione, lo studio di un merchandising sul quale trasferire le rime. Con gran belle soddisfazioni. Fino a fare di questo progetto un inaspettato punto fermo per l’idea di “cambiare vita” e dedicarvisi totalmente.
Qualcuno dirà. Tutto qui? Beh, per me che ho sempre vissuto da idealista e con la testa abbastanza tra le nuvole, è tantissimo. Significa aprirsi a nuove vie, mettersi in gioco, come del resto sento di fare in queste righe, augurandomi che possano essere condivise da altri “sognatori concreti”.
Ah, fino a un paio di anni fa, non sapevo nulla di maschile, femminile, energie, condominio interiore, osservatore. Parole, concetti, pratiche nuove derivanti dalla frequentazione di Avalon che ringrazio per questo spazio. E voi, avete voglia di mettervi in gioco?