La crescita felice del Festival delle Letterature di Pescara

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Scrive un amico su Twitter: “Sento di nuovo dire che in Italia la gente non legge. Ma qui, al festival delle letterature, tutte le sale sono piene. Non mi torna”. Già, la dodicesima edizione del Festival delle Letterature dell’Adriatico – tenutasi a Pescara dal 6 al 9 novembre appena passati – sembrerebbe andare in controtendenza rispetto al dire comune su un Paese di non lettori, ammaliati dalla tv e incollati agli smartphone.

Una controtendenza supportata anche da questi numeri: oltre cento incontri e presentazioni tra letteratura, giornalismo, musica, poesia, fumetti e attualità. Quattro giorni dedicati, in diverse location sparse per la città, dalla piccola saletta all’auditorium alla sala grande del cinema-teatro.

Certo, non basta una sala piena per dire che come per magia ci ritroviamo tutti con un libro in mano, da un secondo all’altro, fra saggistica, romanzi, racconti e poesia. Uh, sì anche la poesia (che ho scoperto essere super letta in Grecia, non lo sapevo, dialogando con uno dei tanti invitati al festival durante un piacevolissimo pranzo).

Però, appunto, girando in città questi giorni, ho visto carovane di persone spostarsi felicemente da una location all’altra. A volte anche in preda al dubbio nella scelta di questo o quell’altro evento, di seguire questo o quell’altro autore (che il Festival pesca da sempre, secondo una formula fortunatissima, dal paniere dei più conosciuti come pure dalle ultime proposte).

E però non bastano le sale piene. E non bastano le carovane di persone che si spostano da qui a lì. E però, quando le vedi partecipare, alzare la mano per una domanda, aspettare pazientemente per una copia autografata sul libro appena preso, tirare fuori il cellulare per condividere una frase appena sentita, scattare una fotina da lanciare su Facebook, su Twitter, felici di farlo per un festival di parole, di parola e non di frasi fatte, allora pensi che ci siamo. Ci siamo anche quando ti trovi ad un appuntamento che non avevi previsto e scopri una nuova scrittrice, un volume che ti aiuta a capire qualcosa in più dell’Italia di oggi, che ti insegna qualcosa di nuovo. E ne sei felice.

Come lo sono gli autori, super coccolati dallo staff, mai lasciati soli. Quei famosi particolari che fanno la differenza. Che se li fai così per fare sono stucchevoli e fastidiosi, se invece ti ci dedichi facendo battere il cuore con sincera ospitalità e accoglienza, vanno alla grande.

Eccolo il Festival delle Letterature dell’Adriatico di Pescara. Un appuntamento annuale che guarda sempre più a quel mare più o meno aperto che sta lì di fronte alla città e che ha – avrebbe – ben più da dire, oltre a una giornata in spiaggia a prendere il sole. “Pescara è un morso” scriveva Giuseppe Ferrandino nel 1993 nel suo romanzo, Pericle il Nero. Sì, una città spesso da mordi e fuggi e spesso senza mordente. Ma che, sapendo accettare certe sue ottime proposte, si lascia assaporare. Eccome. E allora, viva il Festival delle Letterature dell’Adriatico.

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