Si registrano molti casi di persone che, afflitte da malattie gravi, avviano spontaneamente un processo di auto-guarigione, recuperando una condizione di buona salute. La guarigione spontanea è un fenomeno che è stato trascurato dalla scienza ufficiale per molto tempo e che veniva considerato fatto insolito, alle soglie dell’inesplicabile e del miracolistico, quindi credibile solo come atto di fede, piuttosto che come avvenimento naturale.
Da esseri umani infatti, a causa della paura che avvertiamo e che la cultura dominante incentiva quotidianamente, siamo più portati a concentrare la nostra attenzione su cosa ci faccia stare male che su cosa ci faccia stare bene. In tante situazioni di fatto la medicina allopatica avvia studi e sperimenta terapie che abbiano come oggetto fattori e conseguenze della malattia.
Quanto sarebbe interessante dare più spazio alla comprensione di cosa determina il nostro benessere? Incominciare anche in chiave scientifica a orientare il nostro pensiero a ciò che ci fa stare bene?
Intanto dovremmo partire dal presupposto che la salute è una condizione ideale, frutto di un’armonia totale tra la sfera fisica, quella mentale e quella emozionale, visto che l’essere umano è un sistema complesso, che non funziona a comportamenti stagni, ma piuttosto come una serie di vasi comunicanti cui si aggiunge anche l’influenza dell’interazione con l’esterno (fattori ambientali, sociali, relazionali…).
Ciò per esempio riscopre una disciplina come la PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia), che, recuperando una visione olistica dell’essere umano, si concentra sulle interrelazioni tra psiche, sistema immunitario, endocrino e nervoso, nonché come questi si influenzino reciprocamente e come subiscano l’influenza dell’ambiente.
La malattia, quindi, diventa una condizione naturale. Una risposta ai dolori e a i disagi dell’esistenza, ma soprattutto un’esperienza che ci fa intendere su un piano materiale cosa ci manca sul piano psichico per essere in equilibrio. Pertanto è un linguaggio che si esprime attraverso simboli, i sintomi, per farci riflettere su noi stessi, mettendoci a nudo e dandoci l’opportunità di comprendere. Quando siamo malati, vulnerabili, siamo anche autentici con noi stessi e con l’altro.
Se ci pensiamo, però, tutto in noi tende a reagire al disagio per recuperare un equilibrio. Basti pensare alla funzione degli anticorpi e del sistema immunitario, ma anche ad una semplice ferita che propende a rimarginare e a cicatrizzarsi. In altri termini, la malattia è un’esperienza della vita che è utile alla nostra evoluzione, un passaggio ad una condizione esistenziale differente. Sta a noi saperla rendere funzionale per imparare e coglierne le risorse.
Quando alcuni medici statunitensi si sono dedicati all’osservazione dei casi di guarigione spontanea, si sono resi conto che l’elemento che li accomunava non era da rintracciare tra le cause o eventuali premesse della malattia, bensì nella reazione che il malato aveva avuto a seguito della diagnosi mortale. In pratica tutti i guariti, avendo preso coscienza della propria condizione, avevano deciso di eliminare i fattori di stress dal proprio quotidiano, abbracciando uno stile di vita consapevole e modificando l’atteggiamento mentale.
Di fatto il genere di vita che conduciamo in occidente è spesso foriero di un elevatissimo tasso di stress. Corpo e psiche ce lo rimandano con segnali che trascuriamo, accanendoci a perseguire una routine che ci allontana da noi stessi, dai veri bisogni e soprattutto dal piacere. Le scelte che facciamo diventano innaturali, generando un senso di separazione da ciò che siamo realmente. Il corpo diventa allora terreno fertile per l’ infiammazione, come reazione alla stato di dolore in cui viviamo.
Cosa possiamo fare allora per prenderci cura di noi? Decisamente scegliere di sviluppare abitudini sane, a partire dall’alimentazione, che è un pilastro della salubrità. In natura esistono molti alimenti, soprattutto di origine vegetale, erbe e spezie che hanno proprietà antinfiammatorie. Nelle nostre cucine ad esempio olio extra vergine d’oliva, verdure a foglie verde scuro, semi, rosmarino, zenzero, curcuma, avocado sono farmaci e alleati potenti ad una condizione di buona salute…
Dobbiamo poi dare maggiore spazio alla creatività, assecondandole e stimolandola continuamente. Occorre prima di tutto che impariamo a sentirci profondamente. Riscoprire cosa vogliamo veramente è la base. Ci dà l’opportunità di essere schietti con noi stessi, ma anche la motivazione per esprimere con libertà quelle emozioni che spesso tratteniamo. Dobbiamo reimparare a sorridere e a ridere di cuore, predisponendoci ad un atteggiamento empatico col prossimo, e in particolare dobbiamo richiamare alla mente tutte quelle cose della vita, grandi o piccolissime, che ci fanno provare un senso di gratitudine. Risorsa eccellente, per predisporci alla quotidianità con quella fiducia che ci fa bene al cuore. Ricordiamo che le attività stimolanti, le buone relazioni, una sessualità appagante, il movimento che ci soddisfa sono tutte situazioni che inducono il nostro cervello a produrre sostanze che generano buonumore e salute come le endorfine, la serotonina, la dopamina…
ogni giorno è l’opportunità di dare alla vita la direzione che scegliamo. il cuore è la culla del coraggio. coraggio non significa l’azione eroica di un momento, ma la costruzione di un percorso fatto in sintonia con ciò che proviamo, ciò che siamo autenticamente. spesso ci ammala il trattenere nella nostra quotidianità zavorre pesanti. le più difficili e potenti sono le relazioni disfunzionali, che ci intossicano a livello fisico e psichico, tramutando il nostro vivere in afflizione. chiediamoci cosa desideriamo realmente e facciamolo ogni giorno, impariamo a sentire con sincerità i nostri bisogni. tra questi ve n’è uno che si chiama ‘piacere’. scegliamo per ciò che ci da piacere, trasformando la vita ed ogni suo giorno in un paradiso. E cominciamo da ora, perché è il momento di scegliere