Estate, un viaggio in bici più treno (prima parte)

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Il cicloviaggiatore incontrato verso San Vito Marina (Ch) partito da Brescia e con il programma di arrivare a Brindisi “in un paio di giorni” (parole sue). Bici su misura, attrezzatura super tecnica, tenda leggerissima, ma niente fornello per cucinare in campeggio: “Pedalo tutto il giorno, la sera vado al ristorante. Dopo tutto, sono pur sempre in ferie”. L’amico – ospitato nella tappa a Pescara (mia città “campo base”) – che per festeggiare i cinquant’anni torna alle origini, in bici, ovvio. E pedala per 750 chilometri in sei giorni da Bologna a Ostuni, spendendo 99 euro in tutto. Il gruppo di bolognesi che se la prende super comoda e viaggia sulla costa adriatica in Graziella, senza bisogno di tanti orpelli.

Sono solo alcune delle figure di cicloviaggiatori incontrati lungo la strada, questa estate da poco finita, durante un bel giro in bici (più treno) fra Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia per un totale di 520 chilometri pedalati. Nove giorni di viaggio, dei quali due di sosta a Matera, quindi sette giorni di pedale con una media di una settantina di chilometri e qualcosa al giorno. Con una buona bici (prestata) ma nulla di extra tecnico (e purtroppo la mia, amorevolmente attrezzata negli anni, me l’hanno rubata un paio di settimane prima della partenza: dal garage in un cortile privato. Ecco, le precauzioni non sono mai troppe).

Cominciamo col dire che me la sono presa comoda, c’è chi i cinquecento chilometri se li spara davvero in un soffio… ma ho incontrato anche chi non ne fa più di trenta al giorno o chi è “tarato” sui cinquanta e niente più. Dipende dal tipo di giro che uno vuole fare, se stare tutto il giorno in sella e andare a dormire presto per svegliarsi presto o visitare anche un po’ una città, fare un mezzo pomeriggio di mare. Se il percorso scelto è in pianura o se ci sono salitone. Se si è in tenda – campeggio libero o attrezzato – ospiti di qualcuno, in B&B oppure hotel. Se si viaggia soli o in gruppo.

Ecco, questa è una riflessione a voce alta sulla gioia del viaggio in bici (e sui dolori del caricarla sul treno), fra considerazioni e qualche consiglio. Sempre sapendo che c’è chi in bici fa il giro del mondo e quindi senza ergersi a espertone della categoria.

Insomma, tralasciando la scelta del mezzo che porterebbe a tecnicismi, me la cavo così: che la bici scelta sia in buone condizioni, almeno revisionata prima della partenza dall’amico, dal negozio di fiducia (a meno che uno non sappia fare per conto suo). Dei giri di prova prima della partenza sono una buona idea: se non si è mai pedalato con le borse cariche, vedere l’effetto che fa aiuta.

Poi, che si sappiano affrontare da soli piccoli o un po’ più grandi eventuali inconvenienti tecnici, a partire da una foratura alla rottura della catena: che uno pensa non possa succedere mai e invece… come mi è successo in quest’ultimo giro fatto. Poi, come magicamente capita a chi viaggia in bici – è così, davvero, chiedete a chiunque abbia fatto anche solo un viaggetto in sella – apparirà sempre un salvatore per risolvere la cosa. Ma saper iniziare da soli aiuta, molto.

La forma fisica. Si ha tutto il giorno davanti, diciamo anche dieci ore da sfruttare, vabè, otto almeno: è estate, c’è luce. Sì fa caldo, ma evitando le ore più estreme poi si va tranquilli. Dipende dagli obiettivi del viaggio, dal tempo a disposizione, dal carico che si ha, se il viaggio è su ciclabile attrezzata o su strada “normale” ma almeno cinquanta chilometri al giorno si fanno. Chi non ha mai provato rimarrà un po’ così: persone che hanno provato per la prima volta – incontrate anche loro in questo ultimo giro – si sono meravigliate della cosa. Ecco, non serve un fisico bestiale, si fa. Un minimo di conoscenza del proprio corpo, però sì, è opportuna. Della consapevolezza dei propri limiti, insomma, senza l’ansia di strafare: del resto, che senso avrebbe?

Sulle cose da portare in viaggio avevo giù scritto qui. Ecco, prima di mettere qualcosa nella borsa c’è da pensare al fatto che saremo noi a spostare quel peso. Per dire, durante questo viaggio ho portato: due pantaloncini e due maglie “tecniche” da bici, una giacchetta antivento che non si sa mai, una maglietta normale, una dedicata al dormire, due paia di calze, il minimo intimo, costume, asciugamano (uno solo, per la doccia e per il mare), un pantalone corto e uno lungo, leggeri, estivi, ovvio. Hey, è estate: la sera lavi e in un attimo è tutto asciutto. Pedalavo senza attacco ai pedali quindi con scarpe normali. E sandali da mare. E un beauty-case ridotto al minimo, con quello che serve davvero. Poi, le cose tecniche: attrezzi per la bici, una camera d’aria di scorta, bomboletta “gonfia e ripara” e l’attrezzatura da campeggio, fornelletto con una bomboletta in esaurimento e una nuova, pentolini, l’insuperabile coltellino multiuso amico di tante avventure, ovviamente la tenda (piccola eh, dal peso di due chili), materassino e sacco a pelo.

Poi, anche se ho incontrato persone con tanto di zaino o zainetto sulle spalle – da quello col fisicaccio al pedalatore normale – mi sento di sconsigliare questa soluzione: si suda di più e il peso – seppur mimino – si fa sentire. Una buona soluzione per la “minuteria” (cellulare, portafogli, documenti, tutto ciò che fa comodo tenere a portata di mano) è la piccola borsa anteriore attaccata al manubrio, meglio ancora se con tracolla. Quindi, una volta smontata è ottima ad esempio per fermarsi in un bar, fare un po’ di spesa portando solo il necessario insomma.

Tornando al carico. Ho scelto di portare anche le cose per la colazione (inclusa la macchinetta per il caffè) e per la cena. A pranzo – o meglio durante tutto il giorno – frutta secca, mandorle, qualche barretta. Per la cena, per evitare di fare ogni giorno la spesa e di caricarsi di cose, ho portato delle mitiche zuppette liofilizzate e dei cereali misti per dare più sostanza: metti su, cose buone e però pronte in tempo relativamente breve. Ho portato anche una bottiglietta con olio d’oliva – che fa la differenza! E, a dirla tutta, anche dello zenzero, per insaporire la cena o per una bella tisana la sera prima di andare a dormire (ma c’era anche una birretta fresca, eh).

In totale una dozzina di chili di peso, tenda inclusa, tutto sul portapacchi posteriore. Peso alleggerito strada facendo man mano che le scorte si consumavano, rendendo giusto un po’ più piacevoli le salite.

Ecco, uno legge e pensa – che so: uh, che triste però. Il giorno a pedalare, poi monti la tenda, ceni e a dormire. Hey ma mi sono divertito, eh! Sì sono partito da solo, avevo in mente di incontrare altre persone durante il giro ma poi i programmi di tutti sono cambiati e quindi amen, però ho incontrato altri cicloviaggiatori lungo il percorso e ci sono stati anche momenti in cui si pedalava in grupponi da dieci.

Per questo racconto, alla prossima puntata.

(Continua)

Comments (2)

  1. Ivan

    Settembre 18, 2014 at 7:52

    Un’altra soluzione per distribuire i carichi è quella di montare le due borse anteriori. Io le ho provate personalmente questa estate per il mio viaggio tra le Alpi e mi sono trovato benissimo. Permettono di distribuire i carichi e non danno fastidio. Ci si abitua in fretta. Sconsiglio anch’io lo zaino in spalla.
    Se proprio si vuole portare lo zaino esiste un attacco che si collega al manicotto della sella e che permette di fissarci uno zaino, che rimane così sospeso sopra il portapacchi posteriore. Ho incontrato un ragazzo che l’aveva, ma ricordo mi abbia spiegato che era abbastanza costo (sopra i 100€) e con quella cifra ti monti le borse anteriori

    • Alessandro Ricci

      Settembre 18, 2014 at 8:41

      Ciao Ivan,
      questo mio viaggio è stato “leggero” e alla fine di pochi giorni quindi non le ho usate! Condivido e ribadisco il “no” allo zaino.
      Grazie per la lettura e per aver condiviso i tuoi consigli, a presto!
      Alessandro

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