C’è un organo misterioso all’interno del nostro corpo. Oggi molte patologie lo riguardano, eppure continuiamo a sottovalutarne l’importanza e a ignorarne i messaggi… Quando gli eroi greci ritornavano nel mondo infero per recuperare l’anima di un trapassato da riportare nel mondo, esprimevano la metafora importante del viaggio che la nostra parte concreta e maschile ha bisogno di compiere per recuperare i segreti dell’inconscio e riportarli in superficie. Se pensiamo al nostro corpo, per le sue funzioni, l’intestino simbolizza gli Inferi. Di fatto l’intestino è il nostro vero cervello emotivo. Quello che distingue cosa trattenere alla memoria e cosa lasciare andare in due accezioni. Memoria del passato e memoria del presente. Cosa è superfluo e ormai desueto, cosa è fondamentale. Le scorie sono i fantasmi che inducono all’intestino il bisogno di discernimento e che possono trattenersi al suo interno il tempo limitato della trasformazione per poi essere evacuate. Nelle scorie ritroviamo l’emblema della emozioni non elaborate, le aspettative, le relazioni infelici, l’attaccamento ai ricordi…
L’intestino rappresenta anche il lungo passaggio che compiamo dalla nascita alla morte alla rinascita. Racconta la fatica che affrontiamo quando, sia prima della nascita che durante l’infanzia, dobbiamo prendere corpo attraverso le esperienze e acquisire una struttura per adeguarci alla vita, per poi cominciare a lasciare andare la sovrastruttura, cioè ciò che abbiamo acquisito in eccesso e che non è più indispensabile, fino ad arrivare all’essenza. Ciò che ci costituisce come sostanza e come forma, quindi ciò che è nutriente. In questo processo, quello che abbiamo acquisito e che al momento non serve più deve essere lasciato andare. Procrastinare la liberazione comporta subire gli effetti del deterioramento, quindi il fatto che, se non lasciamo andare il superfluo, questo diventa tossico. Prima ci appesantisce soltanto, poi ci avvelena.
Di conseguenza l’intestino è l’organo che risente della polarità paura/amore. Ci racconta della nostra relazione con la vita e con gli altri. Quando non lo trattiamo bene, si inasprisce con noi, facendoci avvertire tutto il nostro male di vivere. Ci indica che il nostro passaggio nella materia è sofferente e che non stiamo accettando le nostre risorse, perché abbiamo timore di vivere e di godere delle opportunità che la vita ci offre. In altri termini, esprime tutto il nostro senso di inadeguatezza, dimostrandoci che quando non siamo sereni, si contrae e trattiene, rendendo complesso il discernimento di ciò che è indispensabile da ciò che è superfluo e lo smaltimento. Pertanto si gonfia, trattenendo aria o materia e rivelando quindi il nostro bisogno di attaccarci a qualcosa che ci faccia sentire sicuri. Oppure si svuota eccessivamente, producendo perdita di liquidi, da sempre simbolo delle emozioni. Così ci testimonia la nostra incapacità di gestirle, di saper stare con quello che c’è, di accettare la nostra condizione interiore per quella che è, ricavandone un insegnamento e abbandonando la parte infruttuosa dell’esperienza.
L’intestino è quindi ciclo di vita, amore per se stessi e per l’altro. Quando non viviamo bene le nostre relazioni, l’intestino entra in sofferenza, palesando come non amare sia sterile e insano quanto amare troppo. L’emozione alla base è sempre la paura di vivere, che causa sia la resistenza a mettersi in gioco e a lasciarsi andare del primo caso, sia il timore di essere abbandonati del secondo.
È il vincolo con l’archetipo della Madre che, durante l’infanzia, determina una ipersensibilità intestinale, una predisposizione ad una certa vulnerabilità di quest’organo. Chi non si è sentito particolarmente compreso e riconosciuto sviluppa un importante bisogno di accettazione. Per questo nei periodi di stress potrà manifestare patimento sotto forma di gonfiore, quando dovrà sostenere lo sforzo di relazioni in cui sentirà di dimostrare prima di tutto a sé oltre che agli altri il proprio valore e la propria fede nella vita. Se infatti l’intestino fisico serve a digerire le sostanze per ricavarne sano nutrimento, l’intestino simbolico serve a discernere cosa è nutriente nel rapporto con gli altri e cosa deve essere subito lasciato andare.
Di solito chi ha un intestino ipersensibile è molto riflessivo. Qualcuno che si dà il tempo di restare a vedere cosa c’è di buono in un rapporto prima di interromperlo, ma che ha altrettanto bisogno di tempo per comprendere se può davvero fidarsi. Quando la mente razionale è decisionista e non esita, l’intestino sensibile sente sfidati i propri tempi naturali e si dilata, richiedendo maggior spazio per distinguere il bene dal male e placare il dubbio. In tale condizione la sfera che ne risente è quella istintiva, che non trova soddisfazione nella dualità ragione/emozione.
Chiaramente l’intestino che gestisce la paura di vivere e tutte le paure esistenziali è anche legato alla gestione della materia. Feci e soldi sono la stessa cosa e osservando le nostre abitudini quotidiane nell’uno e nell’altro senso sarà interessante cogliere informazioni riguardo al trattenere/offrire. Cacca e soldi non sono spiacevoli, come un certo perbenismo vuol farci credere. Rappresentano ciò che produciamo e che dobbiamo imparare a utilizzare coscientemente, attribuendo loro adeguato valore. Hanno anche il senso di testimoniare il nostro passaggio sulla Terra. Il residuo delle energie che spendiamo. Quando abbiamo una serena relazione con essi, siamo certi di aver accettato la dimensione materiale dell’esistenza
Comments (2)
Phedros Holistic network
Novembre 29, 2016 at 16:37“Di conseguenza l’intestino è l’organo che risente della polarità paura/amore. Ci racconta della nostra relazione con la vita e con gli altri. Quando non lo trattiamo bene, si inasprisce con noi, facendoci avvertire tutto il nostro male di vivere. Ci indica che il nostro passaggio nella materia è sofferente e che non stiamo accettando le nostre risorse, perché abbiamo timore di vivere e di godere delle opportunità che la vita ci offre. In altri termini, esprime tutto il nostro senso di inadeguatezza”
Complimenti per il bel post. Proprio di recente abbiamo trattato all’interno del nostro blog dei “tre cervelli” di pancia, cuore e testa che utilizziamo ogni giorno e di come ognuno di noi utilizzi diversamente l’uno dall’altro.
Davvero complimenti per questo ricco post!
Zuleika
Febbraio 8, 2019 at 0:05Davvero lieta di aver suscitato il vostro interesse. Grazie