Quante volte, fra tutti i dispositivi elettronici che usiamo ogni giorno, ci imbattiamo nel termine unlock. Vale a dire sbloccare, che sia un telefonino, un documento. A questo gesto fa pensare il titolo dell’ultimo studio dell’Oms-Organizzazione mondiale della sanità, concentrando l’attenzione sulle modalità di trasporto urbano con relative ricadute su salute e opportunità di lavoro nel settore.
La ricerca, presentata a metà aprile, si intitola quindi Unlocking new opportunities – Jobs in green and healthy transport. Frutto del lavoro dell’ufficio trasporti, salute e ambiente del Pep-Pan European Programme e dei partecipanti al secondo meeting Pep tenutosi a Parigi nell’ottobre 2013. Con il supporto finanziario dei governi di Austria, Francia e Svizzera nonché dell’Unep-United Nations Environment Programme.
L’area “Pan-europea” alla quale fa riferimento la pubblicazione è quella degli stati membri dell’Unece, la commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa, inclusi Asia centrale, Canada e Usa.
Focus dello studio, che analizza le conseguenze nefaste delle attuali abitudini di spostamento sulla salute dei cittadini, specie in aree urbane, è la creazione di nuovi posti di lavoro derivanti da un incremento del trasporto pubblico e di sistemi che agevolino l’andare in bici e a piedi.
“Il sistema di trasporti – si legge nella ricerca – è vitale per il funzionamento delle moderne economie. Permette di raggiungere il posto di lavoro e di studio, nonché di usufruire di servizi legati al tempo libero o all’assistenza sanitaria. Ed è connesso allo sviluppo dell’ambiente urbano”. E fin qui ci siamo. Il punto è come ci si sposta. Anche perchè i numeri dell’incidenza dell’attuale sistema dei trasporti sulla salute dei cittadini sono alti: in Europa 70 milioni di persone sono esposte al rumore determinato, l’inquinamento riduce di nove mesi le aspettative di vita e ogni anno sono 120mila i decessi legati a incidenti stradali.
Già nell’introduzione dello studio si va subito al punto: “Si stimano in circa 76.600 i nuovi posti di lavoro se altre città adottassero lo stesso sistema ciclabile di Copenhagen”. E ancora: “Circa 10.000 morti potrebbero essere evitate ogni anno grazie agli effetti benefici della bicicletta”. La capitale danese è la punta di diamante: qui in bici si effettua il 26 per cento degli spostamenti all’interno della città e il 36 per cento di quelli per raggiungere il posto di lavoro o di studio.
Ecco quindi che “mirate politiche dei trasporti determinano un beneficio per salute, ambiente ed economia”. E queste sono “il sistema pubblico, la bicicletta e il camminare”- come si legge sempre nell’indagine.
Altri numeri invitano a riflettere: in Europa la metà degli spostamenti in macchina è inferiore ai cinque chilometri e oltre il 30 per cento addirittura meno dei tre. Poichè gran parte di questi avviene all’interno delle aree urbane, lo stesso tragitto si percorrerebbe in 15-20 minuti in bici (ancora meno con la bici elettrica) e 30-50 minuti a passo svelto.
I lavori che avrebbero un incremento con l’applicazione di nuove politiche dei trasporti sono identificati in tre categorie: diretto (come la creazione di piste ciclabili, installazione di fermate del bus, manutenzione dei mezzi pubblici); indiretto (ricambi per biciclette, figure professionali impegnate nell’amministrazione dei nuovi sistemi); indotto (come conseguenza dei primi). Non ultimi il turismo e l’accoglienza e ancora la consegna merci (ad esempio con cargo-bike) e quindi il settore della logistica.
Un’ampia gamma di tipologie lavorative dunque e soprattutto opportunità di impiego per figure professionali del posto di riferimento.
Qui il link della pubblicazione completa.
(Nella foto: un pittogramma nella “FahrRADhaus” di Vienna)
Comments (2)
alke.it
Luglio 8, 2014 at 19:44bello ed interessante questo articolo, perché evidenzia importanti soluzioni di mobilità che veramente possono portare benefici alla salute ed all’ambiente.
Lasciamo a casa le auto o, almeno, utilizziamo mezzo che non inquinino l’aria.
Alessandro
Settembre 4, 2014 at 15:57Gentile Alke, grazie per la lettura e un saluto.
Alessandro Ricci