C’è quello che porta a spasso il cane. Lui da una parte, l’amico a quattro zampe dall’altra. In mezzo il filo del guinzaglio, esteso per tutta la larghezza delle ciclabile – che a prenderlo in pieno fa effetto ordigno nascosto nella giungla vietnamita. C’è il runner che per qualche misterioso motivo è attratto dalla segnaletica della ciclabile e corre lì (e se la prende se gli chiedi di spostarsi). C’è il ciclista in allenamento con bici da corsa che non usa la ciclabile ma va in strada, perchè lui è lui. C’è quello con la bici scassata che pedala sul marciapede – pur in presenza di corsia dedicata – fa di là e di qua come se fosse in preda a un colpo di sole (e se la prende se gli dici che lì non può pedalare). C’è quello con la fissa che skidda, sempre sul marciapiede, a un millimetro dalla signora con il carrozzino e bambini. C’è quello in motorino che va sulla ciclabile, c’è l’automobilista che “tanto è un attimo” e si insacca, sempre sulla ciclabile, con il muso anche sulle strisce pedonali. Il sudatissimo delle consegne che non sa dove fermarsi con il furgone e anche lui invade ciclabile e marciapiede (sta lavorando, ha ragione, ma non va bene lo stesso: e le zone carico e scarico?). Ci sono i pedoni, in formazione frecce tricolori, che camminano sulla ciclabile, si spostano a ventaglio, imprevedibili. Il bambino che sbuca da dietro l’albero e attraversa la ciclabile senza guardare ed evitarlo è un’arte di freni ed equilibrio. Ci sono quelli che in bici, viene il sospetto, non ci sanno andare proprio, hanno evidenti difficoltà: gli tremano le mani sul manubrio, non sai cosa faranno di qui a un secondo. Quelli che si fermano sulla ciclabile e fanno salotto – in sella o a piedi. Quelli che si mettono in posa sulla ciclabile per scattare una foto (alla prossima gli prendo il telefonino dalla mano e me ne vado). Quelli che – ho visto anche questo – vanno con la minicar sulla ciclabile. C’è il ciclista urbano di notte in giro senza uno straccio di lucetta. Quello che svolta all’ultimo senza indicare con il braccio. E c’è la macchina che anche se indichi, ti taglia la strada. C’è la portiera aperta in faccia, un classico (fa male, poco da scherzare). E ancora, quelli che vorrebbero fare una pedalata anche un po’ più veloce, in simil allenamento, ma non possono perchè quello avanti – è estate, me la prendo con calma – si muove più lento di un girasole (che comunque il suo giro lo fa ed è più bello da vedere). E se gli chiedi per cortesia di fare spazio risponde: “Ma dove devi andare”.
Però c’è anche la mamma con il carrellino a traino con i bimbi, il viaggiatore carico come un mulo e il saluto con un accenno della mano, l’automobilista (ho visto anche questo) che lo affianca e gli chiede se va tutto bene, se ha bisogno di assistenza e gli passa una bottiglia d’acqua fresca, si ferma per dargli indicazioni. C’è il ciclista che rallenta alle strisce pedonali per far passare il pedone. Il genitore che insegna al figlio che deve stare attento alle bici e che si attraversa nei passaggi dedicati. Ci sono anche intere famiglie, la sera, che escono in bici e non in macchina, luccicanti e riflettenti nella notte. C’è il pedone che chiede scusa per non essersi accorto di essere nello spazio bici. L’altro in bici che scende e porta la bici a mano e non pedala sul marciapiede. C’è l’automobilista che rispetta il limite indicato (magari Zona 30) e non gli importa se quello dietro suona e si agita. E c’è il passante che chiama la polizia, accortosi che qualcuno sta rubando una bici (non la sua).
Se siete arrivati fin qui, in questo tripudio di bici, pedoni, ciclabili, macchine, abbiamo passato qualche minuto insieme vivendo quanto ogni giorno mi capita di vedere in strada. Tutto descritto un po’ modalità random, ma così è. C’è tanto in questa estate. Che come tutte le cose sarebbe bello se raggiungesse un po’ di equilibrio per viverla e godersela ognuno a modo suo, ognuno nel suo spazio. Con semplicità e rispetto delle regole, mai come in questo caso utili e costruttive. Buone ferie! Il più possibile “a trazione umana”.
(Nella foto: A Vienna, spazio ciclabile e pedonale distinti. Non ci sono persone, ma se ci fossero, ognuno sarebbe al posto suo).