Carissimo lettore, come stai vivendo? Quali sono le tue emozioni legate al periodo?
Io sento che il momento è particolarmente delicato e che una nuova ondata di paura sta attanagliando i cuori in una situazione in cui mancano risposte e punti fermi. La speranza che ci viene inculcata a tratti è come un’onda che ci porta sù per poi precipitare al suolo, quando sopraggiungono cattive nuove, ma tutto questo dovrebbe farci comprendere che il punto di equilibrio non è da cercare all’esterno. Non arriva come una manna dal cielo. Più che mai è necessario costruirlo dentro di noi, perché altrimenti rischiamo di restare imprigionati nel gioco dell’altalena emotiva, che non gestiamo, ma di cui siamo i bambini soggetti a spinte.
La rabbia in questa fase è più che naturale, ma cerchiamo di non renderla la coperta corta a nascondimento della vulnerabilità! Che sia invece la forza propulsiva che ci fa mordere la vita. Dovremmo trasformarla in grinta e creatività, perché ora è proprio necessario reinventarci per continuare a crescere e a generare la qualità che desideriamo in tutti gli ambiti della nostra esistenza. La mia sensazione è che ci stiamo comportando come se attendessimo il momento della fine dei guai e ovviamente confidiamo che sia imminente. Questo però ci condiziona, ci fa dipendere dall’esterno, dall’altrui volontà. In altri termini non fa che accrescere il senso di precarietà in cui ormai navighiamo da lungo tempo.
Sarebbe saggio tornare alla base. Per trasformare è prima di tutto necessario accettare. Accettare la condizione vigente, averne reale coscienza, ci fornisce un nuovo punto di partenza per non vivere nell’idea di un domani ipotetico, ma per costruire un presente utile e sano, che sarà il presupposto del futuro cui aneliamo.
Non vogliamo vivere di speranza per morire disperati, giusto?! Vogliamo sognare, perché la fiducia crei un’apertura interiore che ci spinga a intuire e realizzare. Abbiamo quindi bisogno di lavorare per tramutare i sogni in realtà e attivare quell’entusiasmo che ci riscatta dalla fragilità, facendoci affrontare il quotidiano con rinnovata determinazione.
Forse dentro di te una voce sta dicendo: “Ma cosa posso fare io se questa è la situazione?”
Invece di lamentarci, possiamo sfruttare i mezzi cogliendone le risorse. È il caso di non sprecare, piuttosto ottimizzare le energie e organizzarci, dato che c’è vita finché ne cogliamo il valore e le opportunità. Altrimenti la paura di morire ci tramuta in morti. Non si può persistere in un continuo stato d’emergenza. Ad un certo punto anche la condizione d’emergenza diventa condizione di vita da cui ripartire, come ci insegna il nostro istinto di conservazione, come ci insegnano la storia e le tante condizioni di indigenza, di pericolo, di disagio nel mondo. L’essere umano ha in sé le risorse per attraversare le difficoltà e continuare il suo percorso, che sia istinto o resilienza.
Certamente ci aiuterebbe mettere da parte l’ego, i nostri sè permalosi, giudicanti, certi delle soggettive verità. Non possiamo sentirci sicuri delle nostre ragioni e non serve nasconderci dietro il dito che punta il prossimo, per evitare di sentire le nostre emozioni scomode. Sarebbe utile invece coltivare l’umiltà, la condivisione, il confronto, lo scambio costruttivo in un periodo storico che ci separa e ci isola, che ci costringe alla virtualità.
Potremmo fare un bilancio delle risorse disponibili al momento, sia interiori che pratiche, per reinventarci, accogliendo che “oggi” è la vita da cui partiamo, il materiale di cui disponiamo, per diventare sempre più ciò che siamo autenticamente. Nel valutare tutto ciò che sta accadendo, mi fa molto piacere notare che per molti di noi è più chiaro cosa abbia veramente valore, a partire dalle relazioni fino alle piccole cose che ci strappano un sorriso durante la giornata, regalandoci piacere.
Ti faccio una proposta. Invece di concentrarti sul senso di precarietà, investi le tue energie nel riprogettare concretamente aspetti della tua vita che vuoi o devi trasformare. Lascia che la paura sia solo una parte di te e non tutto te stesso e che lucidità e passione possano indicarti la via. Il vantaggio è che nel sognare il meglio per noi non c’è nulla da perdere. Anzi, nel praticarlo la mente si apre a possibilità che la ragione ci preclude. Lì dove l’immaginazione percorre strade ritenute impossibili, si genera la libertà dell’intuizione che può fare la differenza.